La notte
È una notte difficile, Simona si lamenta. Spasmi e contrazioni muscolari che senza riguardo interrompono a più riprese quel poco sonno che ancora riesci ad avere. Il nutrimento che refluisce dallo stomaco provocando un fastidioso senso di nausea. L’ossigeno, che non smette di borbottare nel gorgogliatore e che, nonostante ciò, secca la mucosa delle narici. La saliva che si accumula in bocca e diventa sempre più difficile deglutire. Le pieghe di lenzuola, telini, coperte, cuscini che sono sempre lì e tu non puoi nemmeno cambiare posizione. Un capello che ti fa solletico sopra gli occhi, per non parlare di quelli che con il sudore si appiccicano dietro le orecchie. E chissà quanto altro ancora che tu non sai come esprimere e di cui nemmeno mi accorgo…
Per lei è molto importante sentire la presenza di qualcuno vicino. Qualcuno che sa cosa fare e che fa quello che lei non può più fare: asciugare una lacrima che scendendo lenta giù lungo la guancia solletica il collo, riposizionare gli occhialini per l’ossigeno o aggiungere una coperta sui piedi freddi… Spesso si tranquillizza subito e si riaddormenta senza fatica solo sentendo una mano poggiata sulla sua o una parola sussurrata all’orecchio.
Ma questa notte non è così. Le parlo, l’accarezzo, cerco di usare le mani in tutti i modi possibili per farle sentire che sono lì con lei, anche in questa impossibilità di aiutarla. Sto vivendo un po’quello che lei vive da anni: sempre più “impossibilitata”, limitata, bloccata. Capisco che devo stare lì.
Sarà possibile anche qui la reciprocità?
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- Scritto da Angela Vigolo
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