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- Scritto da Flavia Caretta
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Nello scenario attuale della medicina predomina il rapido sviluppo della tecnologia, l’affermarsi di una medicina basata sull’evidenza, che pone l’attenzione su prove di efficacia, su trial clinici randomizzati condotti su grandi casistiche di pazienti, sul contenimento dei costi.È pensabile che vi sia posto per la dimensione della fraternità?Si potrebbero ipotizzare evidenze scientifiche per questa categoria applicata alla medicina?Forse la risposta dipende dalla chiave di lettura o meglio dal focus d’interesse rispetto agli innumerevoli studi che vengono continuamente pubblicati.
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- Scritto da Massimo Petrini
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La fratellanza è storicamente una caratteristica relazionale che scaturisce dai vincoli del sangue della famiglia. Un uso traslato del termine è molto antico, anche se la documentazione in proposito è molto scarsa. Platone chiama il fratello il connazionale, hemeis dé kài hoi heméteroi, mias metròs pàntes adelphòi phyntes (noi e i nostri, tutti fratelli, perché frutto di una sola madre); Senofonte chiama “fratello” l’amico. Nel primo caso la fratellanza è fondata sugli ampliati vincoli di sangue degli appartenenti ad una nazione, nel secondo caso su quello che, con Goethe, potremmo chiamare “affinità elettiva”.
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- Scritto da Vera Araujo
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Nella letteratura sociologica contemporanea si parla molto dell’individualismo, non più come valorizzazione del singolo con la sua dignità ma nella deviazione egocentrica, come chiusura egoistica sino all’intolleranza. Di conseguenza la solitudine emerge come patologia (la solitudine del cittadino globale di Bauman) che chiede, anche senza parlare, aiuto e cura. Ecco allora che la grande sfida della città oggi è “la scoperta dell’altro” proprio per riscoprire sé, in relazione. Diceva il grande letterato russo Michail Bachtim: “L’uomo non possiede un territorio ‘interno’ sovrano. Egli è integralmente e sempre su una frontiera: guardando dentro di sé, guarda negli occhi altrui e attraverso gli occhi altrui.
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- Scritto da Farouk Mesli
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L’esercizio della medicina non consiste soltanto nella messa in pratica dei soli saperi scientifici del solo sapere scientifico, ma nello stesso tempo di un saper essere e di un dover essere che trae le sue fondamenta fondamento dai valori culturali e religiosi propri e universali. Nell’Islam non c’è separazione tra la sfera religiosa e il sapere.Quella che chiamiamo nella sua espressione concisa la medicina araba o ancora la medicina nata dalla medicina del profeta non rende conto della diversità dei suoi rappresentanti. Infatti i medici erano provenienti provenivano da varie religioni, erano musulmani ma anche cristiani, ebrei, zoroastriani. Parlavano lingue diverse, berbero, turco, siriaco, persiano, hindi...