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Un sottile disagio può pervadere chi si trova a introdurre un discorso sull'arte medica senza averne il titolo accademico: quasi a voler penetrare in un luogo in cui non si ha autorizzazione alcuna, se non quella di una quarantennale pratica professionale a confronto in simultanea con entrambe le prospettive, quella del medico e quella del paziente. Eppure al di là di una legittimazione che derivi da un sapere scientifico e da una specifica professione, il rapporto tra questi tre termini - il paziente, il medico e l'arte della cura - chiama in causa ogni uomo e ogni donna. Il diventare un malato e quindi un "paziente", è una possibilità che appartiene alla natura umana, in quanto mortale e vulnerabile1.

 

1 Cfr. Gensabella Furnari M., Prefazione, in Id. (a cura), Il paziente il medico e l'arte della cura, Rubbettino, Soveria Mannelli 2005, p. 5

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