La pandemia da coronavirus può trasformarsi in un test di cittadinanza attiva e di fraternità universale.

La sfida dell’accesso universale gratuito al vaccino e l’impegno per la salute globale e il servizio sanitario nazionale.

Come sarà il mondo dopo il Coronavirus? Si presenterà col volto della dittatura della sorveglianza permanente, come in Cina ed in Russia, Turchia o, in parte, con “i pieni poteri” di Orban in Ungheria?

Questa è la più grande crisi della nostra generazione, dopo quella del 1929 e la Seconda Guerra mondiale. Le decisioni prese sul sistema sanitario, sull’app Immuni, sul paradigma economico, antropologico, educativo e culturale daranno il volto della società del 2030-2050, quando la tempesta sarà passata.

L’Italia, tra mille contraddizioni, sta provando in questi mesi a camminare sulla via della responsabilizzazione dei cittadini e di apertura all’Europa unita, pur utilizzando una tecnologia che consente di monitorare tutti, continuamente, con sensori onnipresenti, videocamere, droni e potenti algoritmi. I dati verranno utilizzati per spezzare le catene di infezione. Sappiamo, però, che i controlli potrebbero estendersi ai nostri collegamenti in Internet per conoscere opinioni politiche e personalità. Finirebbe la nostra privacy a vantaggio della salute pubblica.

Stiamo scegliendo, invece, la strada alternativa al Grande Fratello, quella di cittadini consapevoli e responsabili chiusi in casa per due mesi, informati, pronti a collaborare con le istituzioni democratiche. Un tale livello di adeguamento alle norme e di cooperazione richiede fiducia nelle scienze, nelle autorità pubbliche e nei media.

La pandemia da coronavirus può trasformarsi in un test di cittadinanza attiva e di fraternità universale, rispetto all’isolamento nazionalista. L’umanità ha bisogno di un piano di azione globale per sconfiggere un nemico invisibile globale con scambio di medici e di vaccini, tecnologie salva vita, kit di test, macchine respiratorie, scambio di informazioni tra centri di ricerca. L’umanità può scoprire in questa tragedia i vantaggi dell’unità globale, con una nuova governance mondiale (vedi dossier allegato per gli abbonati a Città Nuova n. 4/2020), anche per affrontare i cambiamenti climatici e le future pandemie.

Si tratta di una necessità, pure prospettata da papa Francesco, il quale ha affermato che «urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale». Tale nuova governance, «dovrà essere regolata dal diritto, attenersi in modo coerente ai principi di sussidiarietà e solidarietà, essere ordinata alla realizzazione del bene comune, impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale».

Ed oltre ad avere la capacità di dare risposte su larga scala a fenomeni complessi, «sul risanare le economie colpite dalla grande crisi, prevenendo conseguenti maggiori squilibri», avrebbe anche la forza di imporre agli stati degli standard internazionali anche sull’emergenza sanitaria, sulla salvaguardia dell’ambiente, sulla sicurezza alimentare, sul disarmo integrale e la pace (cfr. Laudato si’, 175).

ECOLOGIA

 

Forte è pertanto l’appello alla società civile per la ricostruzione del welfare e del sistema sanitario nazionale e mondiale a misura di tutte le persone, a partire dalle più fragili e dalla medicina territoriale. Importante è il Manifesto – La salute nelle città: bene Comune di HDC-ANCI, lanciato per un efficiente servizio sanitario pubblico, per curare tutti, poveri ed immigrati compresi. Il Movimento dei Focolari, promuovendo l’impegno per una Economia Disarmata, in rete con molte realtà di base e movimenti per la pace, ha messo in evidenza l’importanza di destinare più risorse al sistema sanitario, come pure alla scuola, Università e Ricerca, riducendo le spese per i caccia bombardieri F35 ed altri costosi sistema d’arma, a favore di un esercito europeo e degli investimenti nella sanità pubblica in territori rivelatesi fragili nella pandemia.

Un forte no al monopolio dei vaccini da parte dei Big Pharma è venuto da autorevoli scienziati, tra i quali Yunus, Zamagni, Mazzucato, Bruni e Ferrara nel campo economico e politico. Per renderlo disponibile a tutti, il vaccino dovrebbe essere liberato da qualsiasi brevetto. È auspicabile che sia di dominio pubblico e non soggetto alla logica delle multinazionali. In tal modo, si consentirà ai governi, organizzazioni non profit, fondazioni, persone filantropiche, imprese sociali di farsi avanti per produrre o distribuire questo in tutto il mondo.

Tutto è connesso, afferma la Laudato sì: salute, ecologia, economia, politica, benessere del corpo sociale. Questa visione dovrebbe essere alla base del nuovo movimento civico, popolare per un cambiamento del sistema sanitario, ma anche degli stili di vita per salvare il Pianeta e noi stessi. È richiesta alla generazione C del Coronavirus, ai suoi genitori e nonni, una metànoia, un cambio di mentalità.

La corsa sfrenata verso l’arricchimento e l’espansione narcisistica del sé, con il culto pagano del mercato sicut Deus, proprio del neoliberismo vincente dagli anni Ottanta, deve trasformarsi in prosperità inclusiva, ritmi di vita e di lavoro a misura d’uomo, per sconfiggere le disuguaglianze. Siamo alla ricerca di un ordine globale più umano.

Un nuovo umanesimo – con un ruolo più attivo dell’Europa unita, mentre declinano le leadership statunitense e cinese – potrà produrre una globalizzazione regionale gestita con una nuova governance multilaterale e una profonda riforma dell’Onu verso il mondo unito. Il corpo-umanità è interconnesso. Il virus ce lo ricorda.

Siamo creati in dono per gli altri e abbiamo la responsabilità per la salute come interesse della collettività, non solo diritto individuale (art. 32 della Cost.). Questo significa considerare il Servizio sanitario nazionale come bene comune, come l’opera pubblica più grande. Ciò afferma la Carta di Padova. Pertanto, occorre rivedere la frammentazione in 21 mini-ministeri della salute, regionali e provinciali, che possono consentire una grave collusione tra politici, manager, fornitori, nomina dei primari, appalti truccati.

Sono poi da superare l’eccessiva ospedalizzazione e la privatizzazione, per favorire invece una efficace medicina territoriale, preventiva e curativa, con assistenza domiciliare e medici di base. Le grandi RSA vanno sostituite con piccole reti familiari e servizi di quartiere seguiti da infermieri domiciliari, cohousing e sostegno agli anziani in piccole comunità, mantenendo persone vulnerabili il più possibile nel loro ambiente naturale, la famiglia.

La comunità locale, nel quadro di una globalizzazione governata da una collaborazione multilaterale tra continenti, deve tornare in conclusione ad essere il centro della vita delle persone, oltre lo Stato ed il mercato. Ciascuno di noi è invitato dal virus a curare il Pianeta.

FONTE: CITTÀ NUOVA

 

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