Le nuove organizzazioni sanitarie vedono molteplici figure specialistiche attorno al paziente. Le inevitabili tensioni sono attenuabili da aspetti non tecnici come: comunicazione, relazione, reciprocità, condivisione, empatia, etica. L’intelligenza emotivo-sociale aiuta gli operatori sanitari a raggiungere alti livelli di efficacia nella
gestione del rischio clinico, nel prendersi cura del malato e nei rapporti tra operatori stessi a patto che ogn’uno di essi sviluppi l’esercizio dell’empatia insieme all’attenzione e la sollecitudine verso l’altro.
Presupposto alla abilità empatica è la comunicazione. Una buona comunicazione empatica lascia un segno indelebile nei pazienti e nelle loro famiglie. Tuttavia quotidianamente sperimentiamo quanto sia difficile comunicare, spesso non riusciamo a comprendere i nostri interlocutori o a farci capire da essi. La comunicazione è un processo circolare interattivo che richiede competenza e i cui valori etici di riferimento sono: consapevolezza, responsabilità e rispetto. Comunicare in modo etico è il presupposto di una relazione fondata sulla reciprocità. Un gruppo di lavoro è una pluralità in integrazione, questa stimola la collaborazione. La collaborazione si fonda su relazioni di fiducia, sulla negoziazione continua di obiettivi, metodi, ruoli, sulla condivisione di decisioni e di risultati. Il mondo sanitario è percorso da tensioni, conflitti, contraddizioni disfunzionali, incompatibilità di carattere, problemi ambientali, stress da lavoro. Il quotidiano assistenziale vede gli operatori gravati dal contatto continuo con il carico di sofferenza che la malattia comporta. Raramente si pensa che l’origine del disagio possa provenire dallo stile comunicativo, dal modo in cui ci si pone in relazione con i pazienti, con i colleghi, con l’istituzione. Talora attriti e malesseri, nascono da una funzione di autorità male intesa. È necessario tornare alla prospettiva della fraternità come metodologia dove l’esercizio professionale sia inteso come ricerca attiva di soluzioni che nascono dalle proprie idee e competenze in dialogo con gli altri, a vantaggio del prossimo e del gruppo. Un ulteriore risultato sarà un innalzamento degli standard di qualità sostanziata da un reale benessere per tutti gli operatori coinvolti nel processo di cura.
Gabriella Bruni, Francesco Lanatà