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- Scritto da Zenadia da Silva
- Categoria: Narrazioni
Un figlio amato, un figlio disabile che deve volare con le sue ali, per realizzarsi pienamente secondo i suoi desideri. L'esperienza di una mamma. Silvana si muove con leggerezza per casa e fa mille cose con la laboriosità dell’ape e la delicatezza della farfalla. Èattenta a tutto e soprattutto a tutti coloro che incontra, per i quali ha sempre una parola di interessamento. Un occhio vigile all’orologio perché l’efficienza è per lei, saper anche scandire il tempo. Ma non se ne cruccia e per questo a me sembra un pozzo di saggezza e di equilibrio tutto femminile. Sembra giovane ancora e solo quando si affianca al figliolo, allora hai la certezza che questi suoi anni siano portati proprio bene. Davide infatti è già un giovanottino della scuola media, più alto di lei, cresciuto in fretta, sembra un principe biondo. Fra una cosa e l’altra Silvana osserva limpidamente, senza pretese: «Sono contenta di Davide, ha imparato a fare da solo, sa studiare e ha capito che tutto dipende da lui e dalla sua buona volontà. Io ho fiducia nelle sue possibilità. Questa fiducia l’ho sempre avuta, anche quando molti intorno mi dicevano che non c’era da aspettarsi molto da un figlio disabile. E mi guardavano anche con un po’ di compassione». Silvana si ferma e sorride, poi continua. «E ho avuto ragione, Davide ha vinto molte battaglie, ha preso buoni voti ed è stato promosso anche quest’anno.
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- Scritto da Zenadia da Silva
- Categoria: Narrazioni
Quando la malattia mentale bussa improvvisa alla porta. Ero un marito poco presente a casa: il mio lavoro comportava assenze prolungate. Quando sono arrivati i figli, dopo qualche tempo mia moglie ha lasciato il lavoro. Tutto sembrava rasserenato e più gestibile, invece proprio allora cominciai a notare qualche cambiamento in lei: difficoltà di comunicazione, freddezza, peggioramento della nostra vita affettiva con un suo allontanamento da me. Finché pensai che il nostro destino fosse come quello di tante coppie che non hanno più niente da dirsi.
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- Scritto da Zenadia da Silva
- Categoria: Narrazioni
Di fronte alla malattia o si decide di guardarla in faccia sapendo cogliere i segni di un percorso che sei chiamato a fare, o la scansi e non ne vuoi sentir parlare. Marisa e Francesco hanno preferito la prima via.
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- Scritto da Riccardo Poggi
- Categoria: Narrazioni
Carlo è medico in un dispensario a Man, una città di 100.000 abitanti in Costa d’Avorio, Africa Occidentale. Il dispensario fa ciò che il non lontano ospedale non può fare: accoglie a un costo simbolico tutti i tipi di malati (salvo i feriti gravi).Carlo visita 50-60 persone al giorno. Ha raggiunto, in questi anni di lavoro con la sua équipe, il traguardo dei 10.000 pazienti.
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- Scritto da Zenadia da Silva
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Storia di un medico, specialista in salute pubblica a S. Paulo, e del suo lavoro in favore dei meno abbienti
Da 15 anni sono dipendente comunale presso il comune di Vargem Grande Paulista, vicino a S. Paolo. Dal 2002 al 2004 sono stata direttrice tecnica e assessore municipale della Sanità. In quel periodo ho potuto conoscere meglio il Movimento dei Focolari e lavorare insieme in un programma per la salute della famiglia; abbiamo così costruito un centro sanitario in un quartiere chiamato Jardim Margarida, vicino al Centro Mariapoli nella Cittadella del Movimento dei focolari. Abbiamo un obiettivo comune: lavorare per tutta la comunità senza discriminazioni.
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- Scritto da Aldo Ferrara
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Devo innanzitutto premettere che, sin dalla mia prima decisione di affrontare la carriera medica, decisione sofferta perché inscritta in una tradizionale familiare alla quale volevo con determinazione sottrarmi, ho considerato la mia attività, professionale prima e dopo scientifica, funzionale a un percorso di servizio alla società, alla comunità dei lavoratori e al cittadino. Dunque ho sempre evitato il riferimento a considerazioni che ritengo viete e scontate come quelle della “missione” e dell’abnegazione al malato.
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- Scritto da L. Aldo Ferrara
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Tutti i contatti che abbiamo ogni giorno con la gran parte dei pazienti, soprattutto quelli che soffrono di malattie gravi (grave inteso non solo dal punto di vista della prognosi per la vita, ma anche di una malattia cronica invalidante o che provoca sofferenza), possono risultare fondamentali nella formazione professionale di un medico. Il rapporto con questi pazienti spesso si realizza su di un piano psicologico molto delicato perché il malato vede nel medico la persona che può aiutarlo e in lui ripone fiducia e aspettative per il proprio futuro.
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- Scritto da Fulvio Freda
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Forse è limitativo riferire un episodio particolare, in quanto la interrelazione è sempre determinante per la formazione professionale, per cui sarebbe sminuire un po’ questa potenzialità, che è sempre in divenire, notarne uno come particolarmente significativo. Tuttavia, sforzandomi di ricercare più nel bagaglio del cuore che in quello delle memoria e della ragione, mi viene in mente Maria V., anche perché evento legato agli albori della mia professione, e si sa che la memoria è presbite, come (ahimè) i miei occhi, ormai.
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- Scritto da Michele Gangemi
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Devo premettere che in pediatria ci troviamo di fronte ad un interlocutore indiretto e cioè al genitore che parla e comunica con il medico al posto del bambino. Questo è vero soprattutto nelle prime fasi della vita in cui la relazione con il bambino passa principalmente dalla mamma. Ricordo, a questo proposito, un colloquio, appena uscito dall’ospedale, durante il quale ho provato una sensazione di frustrazione. Una mamma e una nonna mi hanno espresso le loro difficoltà nell’alimentare un bimbo di circa un anno.
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- Scritto da Francesco Giordano
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La mia esperienza fa riferimento in particolare agli anni in cui, nell’Ospedale “C. Forlanini” di Roma, sono stato dirigente del Servizio accettazione-astanteria-pronto soccorso pneumologico, dal 1977 al maggio 1984 e Primario della VI Divisione pneumologica (1984-1989), quindi della XIII Divisione pneumologica dal settembre 1989 sino al pensionamento, avvenuto nel 1996. E va inserita in un contesto preciso: la trasformazione della “sanità” in seguito all’applicazione della Legge Mariotti che istitutiva il Servizio Sanitario Nazionale.
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- Scritto da Momcilo Jankovic
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Le malattie che seguiamo, le leucemie acute, hanno oggi una prognosi piuttosto buona: circa l’80% dei bambini, se adeguatamente trattati, “guarisce”.Il 20% però nonostante tutto oggi non ce la fa e in un periodo più o meno lungo (non superiore ad alcuni mesi) muore. Non è vero che ci si abitua a questa realtà: ogni bambino, se lo accompagni durante il suo cammino di malattia, ha bisogno di te, ma anche tu di lui e vicendevolmente ognuno impara dall’altro. È bella l’immagine dei vasi comunicanti: se dai devi essere però capace e volonteroso anche di ricevere.
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- Scritto da Giorgio Lambertenghi Deliliers
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La medicina oggi è “malata” perché si trova di fronte ad un nuovo pericoloso potere: il potere tecnico-scientifico. Stiamo assistendo infatti ad un’evoluzione della medicina che da arte puramente osservativa e descrittiva è divenuta scienza tecnologica, che fonda il suo sapere e i suoi progressi su nuove indagini diagnostiche, sulla biotecnologia, sull’uso dell’informatica, con l’obiettivo di raggiungere traguardi impensabili come l’eliminazione delle malattie e della vecchiaia.
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- Scritto da Erminio Longhini
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In vicinanza del momento in cui è necessario dire: «Ora tocca voi proseguire», vorrei consegnare i fondamenti dell’esperienza, della tradizione e della cultura sia dell’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) che della AFCV (Associazione Fondatori di una nuova Cultura per il Volontariato).È naturale che questo momento sia giunto per diverse ragioni: l’anagrafe che aggrava di giorno in giorno il divario fra ciò che dovrebbe essere fatto e ciò che in concreto si fa,
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- Scritto da Giuseppe Marcianò
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Ero di turno quella notte.Verso le 23, passando accanto alla stanza di Sergio, paziente terminale per neoplasia polmonare, ero tentato di filar via dritto, “tanto non posso far nulla!”, mi dicevo. Ma fu più forte di me ed entrai: solo ma tranquillo, mi guardò e gli chiesi: «Allora, come va?», ruotò il palmo delle mani, allargò un po’ le braccia e sorrise... di cuore, quasi come per ringraziarmi per quel piccolo gesto inatteso.
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- Scritto da Giuseppe Noia
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Come medico, mi sono chiesto quale fosse il “cuore” di questa mia scelta e, avendo avuto una scuola personale di esempi tutti dediti al servizio, mi sono reso conto del “dono” che posso essere per gli altri.Il dono è quello di fare qualcosa di vero, di sentirsi utile, di essere mezzo per lenire la sofferenza, di dare sollievo a chi vive la “condizione” del dolore fisico, psicologico, in definitiva di mettere a disposizione degli altri i migliori anni e...
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- Scritto da Gennaro Nuzzo
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Tra umanesimo e tecnologia. Nel mio lavoro sono stato sempre particolarmente attratto dal reparto e dalla sala operatoria. Come un tempo la “bottega”, era il luogo dove gli allievi guardavano lavorare i Maestri e imparavano i segreti del mestiere, così il reparto e la sala operatoria sono la “bottega” del chirurgo: è lì che si impara quello che non si trova sui libri.
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- Scritto da Paolo Paolucci
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Di fratellanza. Il nostro mondo, così teso in modo cieco e sfrenato al profitto e allo sfruttamento degli uomini da parte di altri uomini, ha diffusamente e progressivamente eroso l’affermazione di Chiara Lubich, ovvero il concetto e il sentimento del dono, dell’amore, soprattutto per quanto riguarda i bambini, che sono gli individui ai quali ho fino ad oggi dedicato tutta la mia vita professionale, e non solo.
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- Scritto da Pierluigi Paparella
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Mi piacerebbe scrivere che ho sognato fin da bambino di fare il medico. In realtà sono diventato medico per caso.Ricordo ancora il giorno in cui mi recai a salutare la signora Angelina Freda Padrone, preside del liceo di Larino, dopo aver superato gli esami di maturità, e la signora mi chiese quale fosse la mia scelta per il futuro. Non avevo una scelta. Legge, ingegneria, medicina forse…
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- Scritto da Luciano Pecchiai
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Come primario patologo dell’Ospedale dei bambini di Milano ho istituito, con atto formale, nel 1960, il “Centro di eubiotica umana”, per realizzare, nell’ambito della nostra medicina tecnologica, una medicina detta naturale, quindi rispettosa delle leggi naturali, considerando l’uomo un ecosistema, fatto di corpo, psiche e spirito. Ipotizzando, di conseguenza, una patologia e una cura ai 3 livelli.
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- Scritto da Patrizio Polisca
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La metodologia della conoscenza in medicina, al giorno d’oggi, si avvale della sempre più spinta e ardita analisi dei fenomeni patologici, e in particolare della sempre più efficiente loro analisi biologica. Si assiste perciò ad un approccio di tipo riduttivo, si suddivide sempre di più l’analisi biologica per meglio descriverla.
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- Scritto da Adele Alma Rodriguez
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Il ruolo e la prospettiva del medico. Una donna racconta: «Cos’è la malattia? Io sono considerata una persona malata, anzi, malatissima perché affetta da una malattia inguaribile: la policitemia vera. Questo, almeno, è quello che pensa la medicina ufficiale, la stessa che mi ha considerata sana quando invece sentivo di stare male.
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- Scritto da Domenico Schiavino
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Le competenze comunicativo-relazionali del medico e, più in generale, dell’operatore sanitario, stanno assumendo oggi giorno un’importanza rilevante tanto per ascoltare l’altro (persona malata o familiare), comprendendone esigenze e paure, quanto per imparare ad ascoltare se stessi e le proprie emozioni.Le sole conoscenze tecnico-scientifiche, infatti, non sono più sufficienti da sole ad attuare programmi di promozione della salute pubblica né a definire le basi della professionalità medica.